Come evolve la conoscenza scientifica? La metafora del cigno nero: natura facit saltus! Oppure no?

Franco Siccardi

Presidente Emerito della Fondazione di Ricerca Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale

A metà del secolo scorso la conoscenza dei processi fisici che governano l’impatto del clima sulle cose umane, alluvioni e siccità, era sostanzialmente statistica.

Cosa vuol dire?
Le osservazioni del passato si immaginava descrivessero, se erano raccolte per un numero congruo di anni, il clima futuro. L’Organizzazione Meteorologica Mondiale, fondata nel 1950 e poi costituita come agenzia delle Nazioni Unite, definiva il clima sulla base delle osservazioni dei trenta anni più recenti. La media delle precipitazioni annuali, per esempio, in una determinata località, era pensata stazionaria; cioè l’effettivo valore osservato, in ciascun anno, era pensato essere contenuto in un intervallo attorno alla media, e l’ampiezza di tale intervallo veniva stimata a partire dagli scostamenti, rispetto alla media, che nel passato erano stati osservati.

Il futuro, per gli ingegneri delle acque e per i fisici della meteorologia e dell’idrologia, era percepito come un tunnel, le cui dimensioni erano definite dal passato, all’interno del quale si sarebbe svolto qualunque futuro. Un tunnel che, per verità, si allargava continuamente, via via che si costruiva sempre più passato, ma gradualmente, in modo che sembrava controllabile.

In fondo in fondo era un mondo confortevole: essendo bravi con i calcolatori il tempo meteorologico era in qualche misura, cioè con qualche incertezza, predicibile. Anche i disastri, rari, ma a ben saper guardare già annidati nel passato, e quindi predicibili nel futuro.

Io ho costruito così, per le mie discipline, il Sistema di Protezione Civile Italiano. Ed ho contribuito a costruire così anche quello di altri paesi.

Anche nelle scienze sociali e nelle scienze economiche la conoscenza era percepita allo stesso modo: il futuro si sarebbe svolto dentro un tunnel i cui confini erano definibili con le osservazioni.

Poi vennero i cigni.

Che colore hanno i cigni?
Bianco, ovviamente. In tutta l’Europa, il continente americano e il continente asiatico. Fino a che, alla fine del settecento, qualcuno scopri in Australia i cigni neri1.

La metafora dell’improvviso cambiamento della conoscenza, rappresentata dalla scoperta inattesa che sconvolge lo stato di ciò che si crede vero, ha valso al matematico economista Nassim Taleb una rinomanza internazionale ed una calda discussione delle tesi sostenute, discussione che è arrivata fino alle intemperanze verbali2.

E il clima?
La geologia già insegnava che il clima del nostro pianeta cambia, piano piano, con tempi di diecimila-centomila anni.

Poi, all’improvviso, il paradigma della conoscenza è cambiato: in dieci anni il contenuto di anidride carbonica nell’atmosfera è spaventosamente aumentato, il ghiaccio artico si è ridotto a metà, le nevicate non riescono a ricostituire le riserve idriche delle Alpi. E allora? Bisogna capire i processi in atto e agire per rendere più robusta e più sapiente la società. Bisogna capire e fare capire. Ma che fatica!

E l’economia?
Gli storici hanno raccontato di civiltà che sono durate secoli e millenni.

Poi, all’improvviso, il paradigma della conoscenza è cambiato: in pochissimi anni la globalizzazione delle economie ha stravolto l’equilibrio del sistema globale. La povertà ha invaso il mondo sviluppato, le migrazioni hanno cambiato il colore predominante della pelle dei cittadini della stabile Europa, nel nostro paese le pensioni dei vecchi sono pagate dal lavoro degli immigrati. E allora? Bisogna capire come deve modificarsi la società, non si può cercare solo di respingere il cambiamento. Bisogna capire e fare capire. Ma che terribile fatica!

Ricordo ancora, moltissimi anni or sono, quando uno scienziato, per marcare la necessità del passaggio alla conoscenza dell’idrologia fisica, ebbe a chiamare “magicians” i presuntuosi studiosi della statistica e ad esclamare, nell’assemblea di un congresso a Vancouver, “Hydrologists, stand up and be counted”. Quanto scandalo ne nacque! Ma nacque anche nuova conoscenza.

Chi bisogna chiamare oggi ad alzarsi nell’assemblea?
Se il nostro sistema di conoscenze evolve in modo così repentino e imprevedibile, dobbiamo pensare che anche il principio aristotelico ripreso da Leibniz "natura non facit saltus "sia superato?

Ma no! In effetti la natura non fa assolutamente salti, ma a volte evolve così rapidamente che i nostri sistemi di osservazione non riescono a starle dietro, ed allora ci sembra che abbia fatto un salto.

Lo stesso credo dei nostri sistemi sociali, che non sono continui come la natura, ma per i grandi numeri di persone possono essere assimilati a sistemi naturali: anche loro evolvono di stato in stato. 


Si pensi alla rivoluzione d'Ottobre del 1917: chi avesse osservato lo stato della nazione Russia una volta all’anno probabilmente avrebbe pensato che la Russia avesse fatto un salto del tutto imprevedibile a priori.

Ma possiamo pensare anche ad eventi un poco più prossimi: se si dovesse prendere a riferimento il rapporto annuale 2016 dell’OCSE sull’Italia, il nero di Salvini oggi potrebbe assomigliare ad un cigno. Salvando il volatile.

 

1 Nassim Taleb, The Black Swan; the Impact of Highly Improbable, New York, Random House, 2007 e, seconda edizione con aggiunte, 2010.

2 Wall Street Journal,  Feb. 14, 2009 ; Nassim Taleb may want to stock up on bodyguards. Speaking at Davos last month, "The Black Swan" author said he was "happy" that Lehman Brothers collapsed. That sparked outrage among ex-Lehman employees now working for Barclays.

 

Franco Siccardi è stato professore dell’Università di Genova, è ora Presidente Emerito della Fondazione di Ricerca Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale ed ha contribuito a costruire, negli ultimi quaranta anni, il Sistema di Protezione Civile Italiano, per la parte che riguarda la difesa dagli estremi del clima.