L’Aikido e l’arte di combattere senza opporre resistenza. Anche in tempo di pandemia.

Silvia Raso

Aikidoka e informatica di professione

Nel tempo più lungo e più silenzioso di questi ultimi giorni sento chi si lamenta della mancanza di “libertà di movimento” e mi irrompono in testa tutti quei “muovi dunque sei”, che da anni mi perseguitano su ogni tipo di video.

Il mondo è questo e NON cambierà? 
Nemmeno dopo questa PAN-STASI dovuta alla PAN-DEMIA?!
Quando sono ottimista, una piccola parte di me riesce a sperare che si ricomincerà in modo differente. Ma chissà.

Seguo da quasi 15 anni la via (do) dell’aikido, arte marziale dai movimenti armonici e circolari, che mira all’unione (ai) con l’energia e i ritmi della natura (ki). Un lavoro di mente e corpo per conoscere e gestire sè stessi anche di fronte ad un improvviso attacco, lasciando passare la forza dell’attacco e preservando anzitutto la propria integrità fisica e poi quella dell’assalitore.
E nella comunione con la natura e i suoi cicli, nel lasciar passare senza opporsi, nel proteggersi-proteggere e soprattutto nel lavoro su sè stessi mi immergo volentieri anche ora, in PAN-STASI pandemica.
Poi c’è l’informatica che un po’ fortuitamente è diventata il mio mestiere, benché non l’abbia mai amata, e che oggi mostra a tutti quanto possa essere utile persino nelle sue applicazioni più frivole.
È uno strumento potente che potrebbe aiutarci a cambiare molte cose, se solo lo volessimo.
Byung-Chul Han, filosofo sudcoreano che insegna a Berlino, scrive di sperare che la “rivoluzione” non sia lasciata nelle mani del virus, che ci sia una ”rivoluzione umana” in cui noi persone, dotate di ragione, ripensiamo radicalmente e limitiamo il capitalismo distruttivo e anche la nostra mobilità illimitata e distruttiva per salvare noi, il clima e il pianeta.

Con tutto questo in testa oggi, alla vigila del 25 aprile, dialogando con un amico via chat mi viene da chiedere (soprattutto a me stessa) “chissà cosa ci succederà a maggio dal punto di vista emozionale: avremo una voglia differente di fare le cose?”.

Non ho idea di come reagirò io ad una riapertura graduale e poi totale e non ho nemmeno chiaro che cosa vorrò fare. Mi mancano alcune cose, ma ad esempio vorrei andare al mare ora che non c'è nessuno; quando ci saranno tutti, temo che perderò la voglia. La densità mi è sempre stata poco sopportabile; ma ho l'impressione che dopo la PAN-STASI me lo apparirà sconfinatamente di più, così come i motociclisti sfegatati e i volatori da week-end: una bella fetta di popolazione, almeno sino ad ora. Mi sembra che sarebbe necessaria una sorta di asciugatura dagli orpelli consumistici e distruttivi. Ed è come se quello che potevo a stento perdonare al mondo fino a che non si era mai fermato e proseguiva per inerzia al solito modo, diventasse del tutto insopportabile dopo una pausa in cui era possibile riflettere, ripensare e ... finalmente cambiare.

A questo punto l’amico mi scrive “D'altra parte tu sei giapponese”. Chiedo: “giapponese?”. E conclude: “Sì, minimalismo, molti spazi vuoti, cura dei particolari...”.

Una finta giapponese in Italia non può fare testo!
 

 

Silvia Raso lavora come Analista e Progettista Software in Liguria Digitale S.p.A.
Pratica Aikido dal 2008 e oggi è Yudansha dell'AIKIKAI FOUNDATION Tokyo Japan con il grado di II Dan.